martedì 3 ottobre 2017

Prendi una sera per le vie del centro un narratore, o: di un'idea che mi frulla in testa.


Mauricio Grande el Juglar


Facciamo il salto nel vortice temporale di Scooby Doo fino all’ottobre del 2015 e seguitemi attaccati stretti alle reni di Hanry Marìn che mi porta sulla sua BMW R 80 su, su per le colline di Bogotà fino alla Plaza Usaquén. Arrivano gli afrori della comida callequera, arepas in tutte le salse e bars e bancarelle e musica latina e artigiani ovunque, a pennellate, a secchiate dappertutto. Questa posto è stato inventato dai narratori che in tempi non sospetti si sono radunati in un piccolo anfiteatro che si trova al centro della piazza e hanno iniziato a richiamare gente sulle scalinate a suon di storie. Qui si possono ascoltare in una sera anche dieci narratori diversi. Gli artigiani hanno fiutato l’affare e hanno sistemato i loro banchi di mercanzia fatta a mano tutt’intorno al perimetro dell’anfiteatro e per le viuzze laterali. A ruota sono venuti gli spacciatori di cibo con frullati d’ogni pomo e colore, ma il cuore pulsante di questo spazio resta sempre e comunque la banda di narratori che ogni sera si esibisce a cappello nel centro dell’anfiteatro della Plaza Usaquén. A me mi ci hanno portato, e poi mi hanno detto: adesso racconti una storia… anzi no adesso io racconto una storia e tu la traduci in italiano. C’erano italiani fra il pubblico? No, ma tanto fa. Parte el señor cuentero Harry Marín Vahos e s’inerpica in un racconto che ci porta lassù alle porte del paradiso, una storia presa dalla tradizione colombiana, che svela come Dio abbia distribuito i talenti agli uomini. Con passi di parole che paion liturgie nell’aria ci alterniamo al ritmo di due lingue cugine, il pubblico ride, il pubblico esclama, il pubblico segue attento la trama. Applausi.
Ora ritorniamo al 25 settembre di questi giorni, viene a trovarmi un amico narratore che si chiama Mauricio Grande in arte El Juglar. Colombiano pure lui. Sta facendo un giro per l’Europa con il suo miglior amico nonché produttore Angel Eduardo. Capitano a Firenze e durante una cena in una trattoria di via dei Serragli gli animi si accendono sulle possibilità che apre la narrazione orale nel mondo. Pancia piena e fegato al lavoro sul ring contro un chianti da tavola ci dirigiamo a passi lenti verso piazza Santo Spirito.  “Vedi Mauricio” dico, “questa è la piazza dove io vorrei che partisse un’esperienza come quella di piazza Usaquén”.“Bueno Hermano” mi risponde. “È perfetta”.
Andiamo verso le scalinate della chiesa, proviamo l’acustica, non delle migliori, ci guardiamo un po’ intorno, le scalinate fanno alla bisogna, sono sedute eccellenti per un pubblico improvvisato. Con la coda dell’udito sento che alle mie spalle c’è un gruppo di gente che parla spagnolo… “Mauricio? Ti va di fare un esperimento”?
“Pues Claro que sì Hermano”.
“Bene, ce l’hai una storia da tre minuti?”
“Por supuesto parcero”
“Bene andiamo”… Inizio a battere le mani richiamando l’attenzione dei ragazzi seduti…
“Chicos, ustedes tienen suerte, esta noche. Vamos a usarlos para un espertimento de narraciòn oral extemporáneo”
Applausi. Mauricio inizia a narrare.
Bon avete capito cosa vi sto lanciando? Avete capito dove voglio andare a parare? Quanti si animano a mettere in piedi una cosa del genere?
Vi aspetto al varco.



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