GrimMagia
Ma una notizia un
po' originale
non ha bisogno di
alcun giornale
come una freccia
dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca
F. Deandré, Bocca di rosa
Lo spazio
verde del secondo piano nell’area ragazzi della biblioteca delle Oblate è una
superficie di arrembaggi. Non ci sono piani sfalzati e, a parte un paio di
scalini che danno al pannello delle proiezioni, ci si può muovere liberamente
senza ostacoli. Per me è un sollucchero e mi dedico alla preparazione
dell’ambiente di animazione con pochi facili gesti: via i cuscinoni menci, via
i panchetti, tranne quelli che servono alla bisogna. Oggi lavoriamo sui Grimm.
O meglio, oggi lavoriamo con le favole dei Grimm e per essere più precisi
lavoriamo sulle versioni riscritte di alcune fiabe della coppia di filologi
tedeschi.
Ovviamente
si può pescare nel mare magnum della produzione contemporanea di storie che si
ispirano a quelle fiabe classiche però, prima, mi voglio dilettare con un gioco
che affonda le sue origini nella pura oralità. È un gioco semplice. Ho
sistemato due panchetti in mezzo alla sala davanti al tavolo con la mia valigia
e i miei libri. Panchetto arancione per il narratore, panchetto bianco per
l’uditore. Invito un bambino ad entrare nello spazio che ho preparato mentre
dico agli altri di restare fuori.
Mi siedo sul
panchetto arancione e faccio accomodare il primo uditore sul panchetto bianco.
Racconto queste poche righe. “A Milano c’è una casa strana, tonda fuori e vuota
dentro, come una buccia d’arancia. All’interno c’è un prato verde, degli
alberi, una casa a quattro punte, e intorno un porticato con tantissime
colonne”[1]
Mi alzo faccio
accomodare il mio uditore sullo sgabello del narratore e faccio entrare un
altro bambino. Il suggerimento che do sarà uguale per tutte le volte a venire.
Al narratore: “Racconta la storia così come te la ricordi. Nessuno ti
correggerà o suggerirà per cui vai libero”. All’uditore: “Adesso ascolterai una
storia cerca di ricordarla e poi la dovrai raccontare a tua volta”.
Sono passati
una quindicina di bambini per quegli sgabelli ed ecco il risultato di questo
bocca in bocca: “C’era una volta un arcobaleno che era fatto da più di sette
colori, ed erano tutti freddi”.
Iniziamo a
leggere.
Passiamo una
quarantina di minuti tra storie di mostri, Biancaneve smarrita e Lupi
ingiustamente arrestati. Poi tocca a loro creare delle storie e suggerisco di
lavorare su un classico: Cappuccetto Rosso. Il libro di Bordiglioni La congiura dei Cappuccetti è sempre
un’ottima sponda al laboratorio di riscrittura di fiabe. Ho preparato dei
titoli da estrarre da una scatola rossa, e delle copertine che serviranno a
rilegare le storie. Formo i gruppi e “Avete cinque minuti, ragazzi” Son cinque
minuti che non sono fatti di sessanta secondi l’uno. Questi son minuti
percettivi. Scanditi dal murmure sottile di cervelli in fuga fiabesca. Il
risultato è esilarante, io rido sempre molto nel riascoltare le storie
prodotte. Ad ogni modo abbiamo passato un’ora e mezzo piacevole. Vi lascio alla
lettura. Buon anno.
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