Quando arrivano i libri di Libernauta è sempre un momento
emozionante. Li vedi lì, lucidi, puliti, impettiti come scolari al primo giorno
di scuola. Pronti ad entrare in azione e interazione, ben farciti di storie da
sprigionare e seminare. Li vedi così e ti fanno quasi tenerezza, perché sai già
che tra un paio di mesi non saranno più gli stessi, così come noi che li
raccontiamo. E’ come iniziare un’esperienza con gente inizialmente sconosciuta,
ma in un clima talmente intimo e ad un ritmo talmente intenso, che in poco
tempo si matura quella confidenza diretta e schietta: ci si sbraca, ci si dà
del tu, si riscopre la magica sensazione di avere in bocca tutte le parole che
indossano perfettamente ciò che vuoi comunicare. Purtroppo i ragazzi li incontriamo
una volta sola; ma loro, i libri, ce li portiamo dietro per oltre 100 incontri.
E giorno dopo giorno, classe dopo classe, assistiamo ammaliati al loro
progressivo trasformarsi da entità monolitiche a dinamiche vite di carta che si
spalancano curiose sul mondo, interagiscono e si autopropongono, saltandoci fra
le mani quando riconoscono il loro momento di entrare in gioco. E inglobano tra
le pagine altre esistenze, storie, commenti, pernacchie, sussulti e muggiti. Così,
mentre noi -per dirla col Subcomandante Marcos- ci consumiamo nel corpo e
cresciamo nel cuore, loro si spettinano, si orecchiano, si aprono
spontaneamente alla pagina in cui essi stessi scoprono di arrivare con più
forza a chi li ascolta.
Li vedi belli lì, adesso, i libri di Libernauta; ritti
nella loro scatola, freschi, vanesi e profumati di stampa. Non sanno cosa li
aspetta, quando conosceranno le vite degli altri e diventeranno, alla fine del
viaggio, appassionati bohemiens, custodi
fedeli di cento segreti, mille intrecci, centomila avventure.
“Ma dove diavolo avrò messo gli occhiali…” Vi sfido,
vi sfido due volte a dirmi il vostro primo pensiero della mattina. La “sporca”
quindicina attera nella nostra sede, generalmente una ventina di giorni prima
dell’inizio degli incontri in classe. Da quel momento non esistono più cene
fuori con gli amici, la partita di coppa al circolino, il cinemino, le
improvvisate e il “che fai stasera? Un aperitivo?”… nooo c’ho da leggere i
libri di Libernauta... Tutti d’un fiato. La mattina il nostro primo pensiero da
qualche settimana a questa parte è individuare l’origine di quel dolore che ti
affligge ora le reni, ora le gote, ora un braccio: ed è sempre la costola di un
libro di Libernauta. C’assopiamo così. Con gli occhi gonfi di parole stampate…
Parole che ci accompagnano poi nella quotidianità che ci aspetta for
dell’uscio… la corsa alla stazione, il treno, il tram, la pioggerella che
impillacchera le pagine, il caffè al bar, due minuti una pagina, un capitolino.
Sapete, non è uno spettacolo edificante per la società che ci circonda vederci
seduti capochinoni sul libro, improvvisamente esplodere in una risata sguaiata
o in un commento a voce alta. Salta la dinamica della convenzione e noi lettori
animatori diventiamo voi… senza remore… spregiudicati e spettinati. In fronte
un cartello di marmo che dice: sto leggendo sicché vedete di non infastidirmi.
Li viviamo fin sotto il cuoio quei mondi che vi raccontiamo… e se foste un poco
più attenti vi accorgereste anche che certi libri, certe storie proprio non ci
piacciono. E che fatica arrivare in fondo: che poi mica è detto che ci
arriviamo… Ah-a. In tanti anni di operosa attività al servizio dei banchi di
scuola, chi di voi dubitasse della nostra conoscenza delle tecniche basilari
dovrebbe essere appeso a testa in giù nell’inferno degli spellati vivi.
Poi verso fine novembre ci rifacciamo la pettinatura e
ricerchiamo le migliori espressioni facciali. Il bon ton, il Lei, il sapone
alla lavanda e le scarpe tirate a lucido. Quando entriamo in classe, e il
vostro olezzo della terza ora ci stringe la gola, sappiamo esattamente dove
andarvi a scovare. Muraglia di cartelle che non siete altro. Risate agonizzate
nell’interno del gomito. Vortici di cicchini e sguaiatezza… sapete cosa siete
stati capaci di fare in nostra presenza e alle nostre spalle? Avete letto
tutto… Maledetti… quando la finirete di aumentare? Anno dopo anno vi siete
iscritti in un numero sempre maggiore! Avete vinto i premi e siete stati
prodighi di suggerimenti… ma dico io che si fa così? C’era un patto non
scritto… Noi siamo quelli dall’altra parte della barricata… Avevamo della
aspettative su di voi. Che delusione… vedervi diventare lettori ed esigere
sempre di più… Ma quest’anno escogiteremo un piano B, una via d’uscita da
questa relazione che ci vede avvinghiati da quindici anni… Ah mi piacerebbe
davvero tanto vedere voi che venite a raccontare le storie a noi… vedervi
faticare e arrancare con uno zaino pieno di libri. Non importa il clima o lo
stato di salute: lì presenti, impettiti, stoici, tirar fuori la voce e dire:
buon giorno a tutti, siamo qui per presentarvi libernauta, chi di voi ne ha mai
sentito parlare… O vediamo che succede.
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