Lo scorso 17 ottobre il cadavere di Margherita Santizo è
stato vegliato nella via Bucarelli a Città del Messico, proprio davanti alla
Segreteria di Governo. Si compiva così l’ultima volontà della defunta, che
aveva cercato invano suo figlio scomparso (desaparecido)
La scena serve da allegoria per un paese dove la politica si
sta trasformando in rito funebre.
Il giorno 26 settembre la spirale di violenza ha raggiunto
un livello superiore con l’assassinio di sei giovani e il successivo sequestro
di 43 studenti normalistas[1] a
Ayotzinapa. Quel giorno mi trovavo all’università di Guerrero per dare una
conferenza su José Revueltas. Il mio anfitrione era un alto funzionario
dell’Università che in gioventù aveva preso fatto parte alla guerrilla di Lucio
Cabañas, lo
scrittore comunista, tante volte incarcerato per le sue idee. Il funzionario
colse l’opportunità per raccontarmi qualcosa della sua traiettoria politica:
“Lucio Cabañas mi
salvò la vita”, avviò a parlare con un misto di ammirazione e tristezza. “Mi
obbligò a scendere dalla sierra (montagna) prima che cominciassero a uccidere
la sua gente. Mi disse ‘No sembri proprio un contadino. Se ti trovano non
potrai raccontare che sei venuto per la semina. Devi andare a continuare la
battaglia in un luogo più appropriato: nelle aule delle scuole’”.
L’esigenza del guerrillero
significò la perdita di un’illusione. Allo stesso tempo, il solitario cammino
di ritorno alla vita civile permise che un combattente restasse in vita.
La grande parodia dello Stato di Guerrero è che essere
maestro è comunque una occupazione ad alto rischio. Cabañas nacque in un paese che rifiutava
il proprio nome (el Porvenir)[2] e si
dedicò all’insegnamento nella scuola primaria. Fin da subito si rese conto che
era impossibile insegnare a dei bambini che non potevano mangiare. Così, allo
stesso modo che un altro maestro, Genaro Vázquez, creò un movimento per
migliorare la vita dei suoi alunni e si scontrò con l’ottusità istituzionale.
Col passare del tempo coloro che insegnavano a leggere iniziarono a
radicalizzare i metodi di lotta.
L’insegnamento diventava una sfida in un’area del Messico
nella quale il dissenso veniva messe a tacere a colpi di pistola. Negli anni
sessanta del XX secolo i due terzi della popolazione di Guerreo erano
analfabeti. La Normal di Ayotzinapa
sorse per rimediare a questa situazione e tuttavia no poté non affrontare mali
maggiori come la diseguaglianza sociale, il potere dei caciques[3], la
corruzione del governo locale, la repressione come risposta al malcontento,
l’impunità della polizia e la crescente ingerenza del narcotraffico.
Queste piaghe non sono assenti in altre parte del Messico,
ma la peculiarità di Guerrero è che quest’ignominia è stata sempre e
continuamente combattuta da movimenti popolari.
In Mexico Armado[4], libro
fondamentale per capire questo conflitto, Laura Castellanos racconta il
percorso dei maestri verso la guerrilla. Genaro Vázquez fondò una Associazione
Civica che ricevette il ripudio delle autorità e il nomignolo di “Civicolocos”[5]. Da
parte sua Lucio Cabañas creò il partito dei poveri, pero non riuscì a incidere
nella politica locale. Il governo offrì ai rappresentati di quel partito,
denaro e poltrone (che nella città di Guerrero sono sinonimi), I lider politici
però si negarono ad accondiscendere a questo tipo di negoziazione e optarono
per un cammino senza ritorno verso la montagna[6].
La selvaggia repressione della guerriglia passò alle
cronache con il ridondante nome di “guerra sucia”[7]. Dopo la morte di Cabañas ci furono 173 desaparecidos.
Castellanos scrive a proposito della base aerea di Pie de la
Cuesta, Acapulco, da dove gli aerei decollavano per gettare y dissidenti
nell’oceano, una pratica inclemente che poi useranno anche le dittature di Cile
e Argentina. Negli anni settanta, durante la presidenza di Luis Echevarría, il
Messico era un paese schizofrenico che da un lato dava asilo ai perseguitati politici
di tutto il Sudamerica e dall’altro seppelliva i propri dissidenti in alto
mare.
Ad Acapulco si parlava di José Revueltas e Lucio Cabañas quando
siamo venuti a sapere che sei giovani erano stati assassinati nel municipio di
Iguala. Questa notizia dannata veniva aggravata da una certezza: l’orrore
prodotto non era niente di nuovo, veniva bensì da molto lontano. A Guerrero, la
violenza è stata sistematicamente alimentata dai massacri commessi
dall’esercito e dai gruppi paramilitari. Luis Hernández Navarro, autore di un
libro cruciale su questo tema (Hermanos en armas)[8] segnala
che tutti i movimenti di sollevazione popolare della regione sono sorti in
conseguenza a degli stermini (quella di Iguala 1962 produsse il sollevamento di
Genaro Vázquez,; quella di Atoyac nel 1967, di Lucio Cabañas; quella di Aguas Blancas nel 1995,
dell’Esercito Popolare rivoluzionario). Quale sarà il saldo del 2014? Il
narcotraffico ha acquistato forza con la presenza alternata dei cartelli di La
Familia, Nueva Genración, i Beltrán Leyva i Guerreros Unidos. Pero questo
fenomeno non è la principale causa del deterioramento sociale. In questo
territorio bipolare, il carnevale convive con l’apocalisse. L’emporio turistico
di Acapulco e la ricchezza dei caciques[9]
contrastano con la povertà estrema della popolazione. La vergognosa
disuguaglianza sociale giustifica il malcontento e spiega il perché molti non
trovino miglior rimedio alla loro condizione che piantare marijuana o uccidere
per denaro.
Nel 2011, il Partido de la Revolución Democratica fece
salire al governo della citta Ángel Aguirre, che era appartenuto al PRI con
funzione di governatore interno nel 1999, sostituendo il suo capo partito Rubén
Figueroa, responsabile del massacro di Aguas Blancas. La sua elezione non fu
altro che una tornata opportunamente studiata per raccogliere consenso politico
con l’astuto messaggio di un’alternanza al potere. Come le navi che utilizzano
l’insegna di Panama, così il PRD si è trasformato in un’entità che mette in
affitto la propria bandiera a seconda della convenienza. Nella caccia al potere
per il potere, il Partito ha sostenuto un personaggio che mai e poi mai avrebbe
combattuto la corruzione, né tantomeno l’ingiustizia. Sotto la protezione di
questa gestione si sono susseguite figure degne de I Soprano, come il
sindaco di Iguala, José Luis Abarca, anch’egli del PRD e attualmente latitante.
In maniera del tutto inverosimile, la cupola di partito ha
appoggiato Aguirre dopo la scomparsa degli studenti. Solamente la pressione
sociale riuscirà a farlo dimettere, ma in nessun modo a mitigare l’eclissi del
“Partido del Sol”[10].
Durante le ricerche degli studenti normalisti scomparsi si
sono incontrate fosse di altri morti. Dal 2005 alla data odierna sono state
trovate 38 cripte. Scavare la terra a Guerrero è un inevitabile atto forense.
Durante mezzo secolo, gli abusi delle autorità sono stati
ripudiati da una popolazione povera ma politicizzata. La Scuola Normale
rappresenta un centro nevralgico della contestazione. Infatti conviene
ricordare che durante gli anni sessanta uno dei sui attivisti era proprio Lucio
Cabañas. Il 26 di settembre ci sono stati quattro distinti scontri a fuoco in
direzione di un unico obiettivo: i giovani. Con l’appoggio della criminalità
organizzata, il sindaco Abarca seminò il terrore al fine di intimorire gli
studenti normalisti che erano scesi in piazza per commemorare le vittime della
mattanza di Tlatelolco. Una volta messo in funzione il meccanismo repressivo venne
crivellata di colpi anche una squadra di calcio. Il suo delitto? Essere
composta da giovani; ovverosia possibili ribelli.
“Esiste una tensione fra leggere e agire politicamente”
scrive Ricardo Piglia. Interpretare il mondo può far scaturire il desiderio di
trasformarlo. Occasionalmente la lettera e l’ortografia stessa sono un gesto
politico che sfida un ordine barbaro: “Potremmo
parlare della lettura in situazione di pericolo. Sono sempre situazioni di
lettura estrema, fuori contesto, in circostanze di smarrimento o dove si
insinua una minaccia di distruzione. La lettura si oppone a una vita ostile”,
afferma Piglia ne El último lector[11].
Il Che Guevara
passò la sua ultima notte in una scuola rurale. Ormai ferito, contemplava una
frase scritta alla lavagna e disse alla maestra: “manca l’accento”. La frase
era “Yo sé leer” (Io so leggere).
Ormai sconfitto, il guerrigliero recuperava un’altra forma di correggere la
realtà.
Sono ormai diversi anni che i maestri di Guerrero braccati
dal Governo hanno deciso di prendere in mano le armi. Lucio Cabañas decise di salvare uno
dei suoi affinché tornasse a l’insegnamento,
unico strumento di lotta in un paese senza legge.
43 futuri maestri sono scomparsi. La dimensione del dramma si
misura in una frase che si oppone all’impunità, all’ignominia e
all’ingiustizia: “Io so leggere”. Il
Messico delle armi teme coloro che insegnano a leggere.
A questo paese gli manca l’accento. Arriverà il momento di
metterglielo.
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Juan Villoro
Pubblicato in El País 4/11/2014
Traduzione e note: Andrea Gasparri
[1]
Estudiantes Normalistas sono gli studenti di magistero, tuttavia nella realtà
contingente si definisce con questo nome un collettivo organizzato di studenti,
del quale fanno parte anche i 43 desaparecidos di Iguala. (Ndt.)
[2] El Porvenir , ovvero L’Avvenire.
[3] Cacique
è un personaggio influente nelle comunità rurali. Non è necessario che rivesta un ruolo
politico. Si tratta di una figura che nei popoli originaria aveva un ruolo di
mediatore riconosciuto, ma che nella società moderna assume piuttosto il ruolo
di capetto, di padrino.
[4]
Castellanos, L., Mexico Armado,
Paperback, 2007. Non ho trovato nelle mia veloce ricerca in internet
un’edizione in Italiano di questo testo.
[5]
Civicolocos ovvero Civicopazzi, Civicogrulli.
[6] Ovvero
presero la via della lotta clandestina su in montagna.
[7] Guerra
sucia ovvero guerra sporca
[8] L. H.
Navarro, Hermanos en armas, http://alainet.org/images/autodenfensas.pdf
[9] cfr.
nota 3
[10] Il PRD
è altimenti conosciuto come il partito del sole azteco, per via del simbolo che
riproduce un Inti (sole azteco) stilizzato. (ndt.)
[11] R.
Piglia, El último lector, Anagrama,
2005
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