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martedì 19 gennaio 2016
A spasso con Giufà


Ogni
storia ci ha svelato un aspetto del personaggio: furbo e sciocco, scaltro e
ingenuo. Ogni indizio ci ha portato a
indovinare oggetti o e personaggi nascosti nelle sue storie: pentole che
muoiono, asini che volano, lune che cascano nel pozzo e porte che si tirano.

Alcuni oggetti sono usciti realmente dalla nostra valigia, oggetti protagonisti di altre storie che Giufà ha ascoltato durante i suoi lunghi viaggi: rotoli di cartone che a guardarci dentro diventano binocoli, foulard che appena stesi in terra si trasformano in tappeti volanti. E quello che più ci entusiasma è osservare ancora una volta come il gioco funziona, basta guardare le cose da un altro punto di vista e tutto cambia.
In questo incontro con i bambini del primo ciclo della scuola primaria, gli oggetti la fanno da padrone. Si muovono in una sorta di teatrino delle ombre e diventano personaggi in grado di raccontare, ma non si rivelano per quello che sono bensì “sembrano”, “suggeriscono”, “evocano”. Il laboratorio su Giufà mette in moto, attraverso il gioco, una meravigliosa potenza dei bambini, ovvero la capacità di trasformare un pennarello in un aeroplano senza bisogno di troppi inutili orpelli tecnologici.
In questo incontro ci siamo affidati anche ad immagini catturate per noi dal fotografo Massimiliano Tappari, le abbiamo appese in una sequenza abbastanza casuale che abbiamo poi osservato da sinistra a destra in modo che durante il percorso nascesse una storia. E così…
“C’era una volta una coppia di sposi che vivevano in una piccola casa, avevano un automobile con le ruote fatte di tappi di spumante con cui andarono a Parigi, ci misero 10 ore, ma arrivarono proprio sotto la Tour Eiffel dove li aspettava un loro amico che li accolse a braccia aperte e organizzò una fantastica festa con i suoi amici. Fecero tutti un gran girotondo intorno alla torre, fino a che non passò a tutta velocità un topolino che fece cadere il signor x , il proprietario della macchina coi tappi, e gli consegnò una lettera che diceva: venite oggi alle cinque alla casa con gli occhi, portatemi la borsa che io vi mostrerò il mio orologio a cucù.”
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