lunedì 6 febbraio 2017

Doccia Dadaista


La pioggerella a spruzzolo ci ha bucherellato le gote, ma noi più spavaldi del ciuffo di Trump, andiamo a raccontar Duchamp. Il clima ci mette in gara? E giù coi ritagli di Tristan Tzara. Che soffi la bora o gli alisei, abbiamo in tasca foto di Man Rey?
Che il dado cada come cada, a Sesto oggi si fa arte Dada.

Arrivano… Una quarta elementare scalpita al portone in legno della biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino. Noi in valigia abbiamo una presentazione sul Dadaismo e le scatole ricolme di oggetti da mettere sotto l’occhio curioso, indagatore e critico di un gruppo di 25 dadaisti in miniatura.
Salve siamo Margherita e Andrea, oggi è stata più dura del solito arrivare fin qua… Non solo il calduccio del piumone, ma anche la pioggerella come aghi in faccia, non ci ha aiutato per niente. Ma diteci un po’ una cosa! Vi capita mai di fare qualcosa di assolutamente assurdo quando siete sovrappensiero o tra il sonno e la veglia? Come mettersi le scarpe e accorgersi di averne una di un tipo e una di un altro, o due sinistri? Svettano le mani in alto… Una rapina di racconti.
“A me una volta è successo che ho messo l’astuccio nel frigo” e ancora “Io una volta sono uscita in pigiama, cioè mi sono messa la felpa, il cappotto ma non mi ero accorta di non aver tolto il pigiama”. Forte la bambesia. Se solo sapesse che a noi succede regolarmente ogni domenica mattina e non perché siamo sovrappensiero ma per inedia.
Poi arriva uno e, un po’ per vincere la concorrenza, la spara grossa, ma la prendiamo per buona perché è grottesca. “Io una volta ero in bagno e ho inzuppato lo spazzolino nell’acqua del water”. Provocazioni? Tentativi di sovvertire l’ordine delle cose? Messa in discussione della realtà oggettiva? A otto anni no, ma i Dadaisti partivano proprio da lì. Questo gruppo di artisti che si espresse per un lustro tra la Svizzera e New York a partire dal 1916 aveva come manifesto fondante una profonda e incisiva rielaborazione del mondo convenzionale che aveva portato l’Europa in guerra. Ma come glielo spieghi ai bambini? Parola agli artisti. 
Cos’è questo? Un orinale! Beh si ma qui diventata una fontana. 
E questa chi è? È la gioconda, però ha i baffi e il pizzetto… E voi? Le avete mai disegnate le facce dei modelli o delle modelle delle riviste? Chi più ne ha. Denti neri,  corna, nasi, baffi e barbe. Brufoli e denti aguzzi, sigarette e occhi viola. Dadaisti nell’anima. Allora provate a spiegarci questo. Secondo voi perché Margherita può scrivere la frase: mentre aspettate, ricordate gente, ho escogitato ricette incredibili. O perché Andrea può scrivere: andando nelle discariche raccattai elementi artificiali.
Smitragliata di opinioni, le più disparate. Nessuna arriva al segno. La più singolare dice che siccome Andrea raccatta elementi artificiali allora Margherita può fare una torta. Risate. Ma non ci siamo. 

Lasciamo il quesito in sospeso e raccontiamo una storia che si chiama Coffe break di Tappari.
L’artista ha fotografato con un macro parti di una caffettiera che adesso sembrano altro. Un boia dalla lacrima facile, pesci a bocca aperta, Batman. Alla fine della storia i bambini riescono con un giro
di idee ad arrivare alla caffettiera. Allora forse sono pronti per mettere mano all’opera.







Li dividiamo in cinque gruppi e diamo loro le seguenti consegne. Dovranno osservare un oggetto che gli consegniamo, quini dovranno intervenire con aggiunte e modificazioni per farlo diventare altro. Infine dovranno scrivere una didascalia con ritagli di giornale che dia il senso della loro opera. Dovranno poi ripulire il tavolo di lavoro e lasciare l’opera proprio nel centro, in modo da creare un percorso come in un museo dove passeremo tutti insieme a vedere e farci raccontare gli elaborati.
Iniziamo. Una vecchia spillatrice rotta, una spazzola di saggina, una tazzina da caffè, un barattolo di alluminio bucherellato e dipinto di bianco e una rocca di filo di lana.
Confronti, conflitti, musilunghi, risate, esclamazioni, brusio e vocio… La tazzina va in frantumi. Silenzio. Ci avviciniamo al gruppo e, raccogliendo i pezzi, proponiamo ai ragazzi di lavorare con l’intervento occorso. Adesso la tazza è già qualcos’altro, ma può ancora trasformarsi, in cosa? Beh decidetelo voi.
Dopo quindici minuti i risultati sono esilaranti.
Los spazio viene preparato e la grande sala dei libri per ragazzi della biblioteca di Doccia si trasforma in una galleria d’arte.
La spillatrice è diventata una balena, ma non una balena normale bensì Una balena star, una volta una balena.



La spazzola di saggina è diventata il parrucchino di Dylan l’incredibile. 
I pezzi della tazzina hanno dato vita a un pesce che uscendo fuor d’acqua respira Un tocco di libertà. Il barattolo con il tappo del Scienza papera con un manifesto programmatico. Infine l’opera del conflitto. I bambini artisti si sono scontrati, arrabbiati, hanno fatto e disfatto. Si sono mangiati il tempo e non sono riusciti a fare il collage di parole e Miscuglio di forchette, boso anzi iboso che sembra un coso. E loro malgrado non potevano essere più dadaisti di così.
scontenti del loro risultato hanno chiamato l’opera
termos è diventato un papero robot che annuncia la sua





Bene l’incontro è finito e possiamo lasciare la stanza… Ma i pargoli non se ne vanno vogliono sapere perché Margherita ha scritto, mentre aspettate, ricordate gente, ho escogitato ricette incredibili e Andrea, andando nelle discariche raccattai elementi artificiali. Beh noi glielo abbiamo detto e loro hanno fatto… Aaaaaah! Ecco perché.
Secondo voi?
Un saluto


Alla prossima.