venerdì 14 febbraio 2014

Harry Marín, attore e medico, dice che con “cuenticilina” riesce ad alleviare i dolori dei sui pazienti


Un centinaio di fiale di penicillina inondano l’ufficio del medico Harry Marín.
Ognuna contiene un paio di dosi  di “Cuentocilina”.

Un “Ansiolitico efficace contro qualsiasi tipo di dolore, che agisce sul cervello e sul cuore fatto a base di estratto di racconto micro-filtrato”, si legge sul risvolto del pacchetto della “medicina”.

A seconda dei sintomi del paziente, Marin somministra la sua “ricetta” narrativa, che ha un effetto in relazione al colore della pozione. I gialli sono racconti teneri, gli azzurri, sconcertanti; i rossi romantici; i verdi, acidi; i viola, sinistri e gli arancioni, surrealisti.


“Lei si addormentò in classe, sognava se stessa e per questo, addormentata, scompariva. Lui sognava di lei e per questo, sveglia, compariva al suo fianco”. Questo e uno dei microracconti scritti in un foglio azzurro, arrotolato, legato con un elastico e messo dentro la fiala.

Marín è nato a Medellín ma vive a Bogotá, ha creato questo metodo terapeutico da circa sei mesi. Afferma che molti malesseri dei pazienti sono generati dalle abitudini e che le storie servono affinché le persone “si liberino”. Questo principio è alla base della cura a molti problemi di salute.

“Ogni storia clinica inizia con un’anamnesi, prima di formulare una diagnosi. Quando uno si identifica con il personaggio di un film o di un romanzo si innesca quella catarsi, di cui parlò Aristotele. Una stoia produce la sofferenza oppure libra da ciò che ammala”, aggiunge Marín.

Una delle reazioni secondarie della “cuentocilina” è che “lascia il paziente a fissare l’orizzonte. Questo effetto ha come conseguenza quella di capire il racconto”.

Marín, così come il suo idolo, il medico scrittore russo Anton Čechov –morto 110 anni fa- ha finanziato i suoi studi di medicina all’Università Nazionale con ciò che guadagnava come narratore, al principio a “La Perola” (uno spazio dell’Universitá Nazionale che da 25 anni tutti i venerdí offre la possibiltà ai narratori di esibirsi. Ndt.), e dopo sui palcoscenici.

Produzione in serie

Fin da piccolo sentiva la passione per la letteratura. Da universitario è stato uno studente modello in alcune materie affini alla sua passione, come quelle seguite con la poetessa Luz Mary Giraldo. “nei momenti liberi studiavo medicina, Dice Marín senza trattenere la risata.

Con l’avallo del laboratorio “Marín Vahos”, il medico artista ha distribuito più di 3000 dosi di “cuenticilina” tra librerie e festival culturali. Con l’aiuto di un suo amico disegnatore ha perfezionato la confezione del suo medicamento, ogni confezione contiene sei dosi più le indicazioni d’uso. Sula confezione si definisce il prodotto come un “potente immaginofacilitatore”.


“Molti artisti pensano che siccome sono un medico sono troppo serio per essere un artista, mentre i medici dicono che in quanto artista sono troppo pazzo per essere medico. Conoscono molto poco la mia doppia personalità.  Come molti già sanno mi sono convertito nell’assicurazione sociale degli artisti. Quando vengo chiamato per una consulenza non mi chiamano Harry, bensì Dottore” aggiunge Marín, che oggi ha 35 anni.

Quando ha terminato l’università pensava di ritirarsi e di dedicarsi alla letteratura, però ricorda che non lo fece perché il poeta Darío Jamarillo gli disse che “era migliore essere che non essere”.

Fece parte del gruppo culturale Azul de Metileno e dello spettacolo poetico “Cuelgue la bata”. Qualche anno dopo si è specializzato in medicina spaziale ed ha fatto esperienze nelle istituzioni statunitensi come la Federal Aviation Administration (FAA) e la NASA.

Una volta tornato in Colombia non continuò nella sua specializzazione e cominciò a esercitare come medico a Bogotá e in vari comuni della provincia di Antioquia. Successivamente lavorò con l’esercito nella Evacuaciones Aeromédicas (elisoccorso ndt.), con una petroliera ne Los Llanos (territori a nord dell’Orinoco al confine col Venezuela ndt.) e da un anno si dedica “alla narrazione dei suoi racconti” e al consultorio medico. Nel suo lavoro ha sempre avuto la possibilità di andare a festival e congressi di narrativa.

Marìn ci dice che rimase molto sorpreso da un racconto del folclorista spagnolo Joaquín Díaz, che narra dei giullari spagnoli della fine del XVII, il racconto riguardava dei ciechi che vedevano le loro storie in strisce di carta.

Circa un anno fa, passando per la zona industriale di Bogotá, vide i “vasetti” ed ebbe l’idea di pubblicare i suoi racconti ed “infiascarli”. “All’inizio è stato difficile riuscire a vendere questi recipienti”, ricorda Marín.

“Avevo un paziente che da circa due anni soffriva di emicrania. Parlando con lui mi resi conto che era molto ansioso per via di un’infiammazione al nervo trigemino. Lavorava fino alle 2 della mattina e beveva solo caffè. Quello di cui aveva bisogno era calmarsi e questo lo aiutò a alleviare il dolore”. Un altro aneddoto che ci racconta:

“In un’altra occasione, mentre trasportavamo da Arauca in Venezuela una paziente che aveva il volto sfigurato da un incidente, iniziai a raccontare una storia all’infermiere ausiliare. La paziente, ascoltandolo, si tranquillizzò”, ci dice Marín trattenendo le lacrime.

Riconosce che un paziente non necessariamente sta aspettando un cantastorie o un artista, e tuttavia la sua arte “ con la quale non moralizza ma commuove”, lo ha aiutato a capire i suoi pazienti, a tranquillizzare bambini e anziani che improvvisamente non si imbattono nella figura del medico solenne che viene formato nelle universitá.

“Un signore perse la chiave della sua moto e, cercandola, disse: dove starei se fossi la chiave della mia moto? Di lui non se ne seppe più niente”.

Marín dice che uno buon scrittore non giudica i suoi personaggi, li capisce e per questo il racconto è verosimile; e che allo stesso modo un medico non giudica i suoi pazienti, li deve capire e aiutare nel percorso della vita.

Qualche racconto sinistro, di color viola.

-Giustiziate la principessa! Uccidete quella cagna! Se è stata capace di baciarmi quando ero un rospo con chi sarà capace di mettermi le corna adesso?

-Ho nostalgia del mio peggior nemico. Da quando l’ho ucciso nessuno mi ha più odiato con tanta lealtà

-Un aldultero si guarda allo specchio di mattina. Si guarda con sospetto perché si conosce bene. Si pente di essere andato dalla barbiera, preferisce che sia sua moglie a raderlo

-Prima che la prima pallottola lo raggiungesse, morì di paura. Il proiettile lo colpì di striscio mentre la paura fece centro.

ÓSCAR ANDRÉS SÁNCHEZ A.
REDACTOR EL TIEMPO
MEDELLÍN


Traduzione Andrea Gasparri

Alcuni link per saperne di più

http://www.youtube.com/user/h05071978?feature=guide

https://www.facebook.com/harry.marin.5


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